Giochi di penna

Il pensiero maximum 
di Cristian Giodice


È inutile cercarmi, non ci sono. È inutile chiedermi udienza, ho da fare.
È inutile che ti faccia vedere, con travestite sembianze di fata o chimera, imbellettata e coperta solo da veli leggeri.
Potresti anche non esserci e non metterti in mostra, a me non cambierebbe nulla: anzi.
Invece ti ostini, oscillante, nel librarmi nella mente a mezzo volo; e io non voglio e ti scaccio e tu insisti e ritorni puntuale, ogni mattina.
Il mio pensiero maximum è arrabattarmi per scacciarti, il tuo unico pensiero è farti beffa di me.
Non sarà per sempre così, non sarà così per sempre.
Un giorno, presto, ti abbandonerò per nuovi lidi; mi libererò del tuo peso soffocante e t’ignorerò, fino in avanti.
Tu, piccolo grande problema del quotidiano, hai i giorni contati.
Quando sarà quel giorno scivolerò via silenzioso, come acqua che filtra sotto una porta che da sul mare; e tu neanche ti accorgerai delle mie manovre.
È bello pensare che succederà: il solletico che provoca sa di epoche andate, di larghe falcate e di ginocchia sbucciate.
Quando accadrà rimarrai di stucco, ignaro, nell’ammirare la mia dimestichezza.
Non mi concederò più al tuo farmi vacillare e farò in modo che i momenti forzati volino via veloci, pensando al Maestrale che gonfia le vele.
E se, malgrado tutto, fossi ancora costretto, elaborerei un altro piano perfetto; per fuggire lontano da te, catena che limiti il mio passo, catena che m’impedisce il volo.
Ti colpirò con violenza inaudita, se ti ostinerai a complicarmi la vita.
Non sono sicuro di aver trovato un modo, ma mi libererò di te: odiatissimo lavoro!







Lettera anacronistica a B. N.  - 12 dicembre 1981 -
di Cristian Giodice


Caro Babbo Natale,
                                 per prima cosa ti volevo ringraziare. Ti voglio ringraziere per la generosità che hai avuto con me l’anno scorso, che mi hai portato un sacco di regali: i Playmobil; la cassetta di Megaloman e il fumetto dell’Uomo Ragno a colori, ma soprattutto per lo scudetto: Grazie.
Quest’anno voglio fare un gesto per dimostrarti che ho apprezzato tutto quello che mi hai mandato di regali e la gioia che mi hai fatto provare; quindi ho deciso che per questo natale voglio un regalo solo. Voglio farti spendere di meno, così magari puoi fare un regalo in più a un bambino che ne ha avuti di meno prima.
Certo che poi, se vogliamo dirla tutta, la gioia te la sei ripresa pari, pari facendo ammalare a papà mio. Sì, lo so che tanto poi tu dici che è colpa di dio se papà si è ammalato; tu fai sempre lo scarica a barili. Quando si tratta di prendersi le responsabilità, accolli sempre la colpa a dio.
Comunque, non voglio stare qui a fare polemiche, che poi sennò non mi porti niente; tuttavia c’è una cosa che non capisco proprio: perché papà mio a dio lo chiama sempre con il nome di qualche animale diverso? Vabbé…
Quindi, Babbo Natale, voglio un regalo solo.
Quest’anno, per la nascita del bambinello, che poi nasce sempre e non cresce mai e questa è un’altra cosa che non mi quadra, vorrei che mi portassi una chiave inglese di quelle grosse.
La misura non la so, ma la voglio come quella che ha papà mio nella foto della manifestazione di tanti anni fa. Così grossa.
Che poi lui mi ha raccontato che faceva l’autonomo di lavoro e che con la chiave inglese, spiegava le cose a quelli che proprio non le volevano capire.
Probabilmente le aggiustava le cose con la chiave inglese, penso io.
Così, se tu mi porti la chiave inglese, poi a scuola coi miei amici facciamo gli autonomi pure noi e aggiustiamo la maestra che è sempre arrabbiata.
Senti Babbo Natale, però non fare che poi ti presenti la notte di natale con il camion giallo a rimorchiatore, come quello che vuole Thomas, che m’incazzo. Eh?
Ora ti devo salutare, che comincia la partita di coppa.
Ti ringrazio e ti aspetto con la solita tazza col vino.

Salutami a Sandokan, tuo Cristian.

p.s. Scusa ancora Babbo Natale, già che ci sono ti chiedo pure un altro paio di cose che mi incuriosiscono, sennò poi devo aspettare fino all’anno prossimo e magari me le scordo:

1 – Ma una volta nella tazza, non ti bevevi il latte?
2 – Ma quanto ti ha dato la coca-cola per metterti quel vestito rosso, che non si può guardare?

Ciao.

Nessun commento:

Posta un commento